Home » Blog » OLIVICOLTURA: UNA COLTURA DA REDDITO

OLIVICOLTURA: UNA COLTURA DA REDDITO

Si è tenuto ieri lunedì 9 maggio presso l’Hotel Molino Rosso di Imola il convegno dedicato a “Olivicoltura: una coltura da reddito”. L’evento è stato organizzato da Frantoio Valsanterno con il patrocinio di CIA Imola e Associazione Regionale Produttori Olivicoltori con l’obiettivo di presentare le potenzialità e le possibilità di crescita dell’olivicoltura nel territorio imolese e bolognese.

Alla presenza di addetti del settore si sono susseguiti gli interventi di Vanni Angeli, vice presidente Frantoio Valsanterno, Luana Tampieri, presidentessa CIA Agricoltori Italiani Imola, Ermanno Rocca, presidente Rete Imprese per IGP Colli di Bologna, Patrizio Armaroli, agronomo, Alessandro Spada, direttore ARPO e Martina Spada, Perito Agrario Frantoio Valsanterno.

Nel dare il benvenuto ai partecipanti Vanni Angeli ha sottolineato come “Nell’imolese la frutta, in particolare fragole, pesche e albicocche, oltre che il vino e quindi l’uva sono state la base dell’Agricoltore: crediamo che l’olivo possa aiutare alla diversificazione ed al miglioramento reddituale dell’imprenditore agricolo, per questo la nostra ambizione è di creare nel Frantoio Valsanterno un Polo di riferimento del territorio imolese e bolognese per aiutare i produttori di Olive”.

Luana Tampieri, presidentessa di Cia-Agricoltori Italiani Imola, ha portato i saluti dell’associazione che guida da marzo e ha fatto il punto sul sistema agricolo imolese nel quale può “inserirsi” la produzione olivicola. “Negli ultimi anni – ha detto Tampieri – la capacità reddituale delle aziende agricole si è progressivamente ridotta perché le produzioni sono state decimate da fenomeni atmosferici sempre più estremi, dalle gelate tardive alla quasi totale assenza di precipitazioni, per passare a grandinate e piogge torrenziali. Hanno contribuito anche le fitopatologie e l’incapacità dei produttori di contrastarle con una difesa adeguata per mancanza di molecole efficaci e dinamiche di mercato che quasi mai premiano i produttori lungo le filiere. In questo contesto c’è la forte esigenza di diversificare i piani colturali con colture “da reddito” e l’olivicoltura può diventare una delle possibilità di reddito e di crescita a disposizione degli agricoltori. Penso, in particolare, alle aziende che lavorano già con il canale Ho.re.ca, per le quali sarebbe uno sbocco commerciale naturale, ma anche agli agriturismi e alle fattorie didattiche. In questo caso l’olivicoltura avrebbe una valenza anche ambientale e paesaggistica ed entrerebbe a far parte a pieno titolo di uno “skyline” imolese che punta a dare ai turisti l’esperienza del bello.

Si è poi soffermato sullo sviluppo dell’olivicoltura nel territorio imolese e bolognese negli ultimi 15 anni Ermanno Rocca, presidente della Rete Imprese per IGP Colli di Bologna.
L’olivo è nella nostra zona una coltura di ritorno, – ha detto Rocca – era stata abbandonata un secolo fa e da 15-20 anni a questa parte abbiamo assistito ad una progressiva ripresa. C’è ampio spazio di crescita ma occorre una sensibilità collaborativa e una sinergia tra le varie entità che compongono la filiera. Di vitale importanza è l’aumento dell’area di coltivazione dell’olivo nel nostro territorio, maggiore sarà il numero delle colture di olivo maggiore sarà il peso che il nostro territorio avrà nel panorama olivicolo nazionale. Occorre raggiungere una riconoscibilità di zona. Questo è uno step fondamentale per dare maggiore valore alla nostra olivicoltura. Un altro passo fondamentale sarà il raggiungimento dell’IGP, a cui sta lavorando la rete d’imprese che presiedo. Una certificazione come l’IGP aumenta il valore dei terreni e dell’olio prodotto. Grazie a queste attività di diffusione e di sviluppo si arriverà ad avere un miglioramento della qualità, del valore e dei risultati economici delle aziende.

L’agronomo di Frantoio Valsanterno, Patrizio Armaroli, ha illustrato le tipologie d’impianto, tradizionale e super intensivo, su cui possono orientarsi gli olivicoltori soffermandosi in particolare sugli aspetti economici quali costi d’impianto, costi di gestione, tempo di vita e produzione attesa per tipologia. “Ho voluto dare una panoramica degli aspetti che incidono sulla redditività della coltura dell’olivo, illustrando in particolare l’evoluzione che l’olivicoltura ha avuto negli ultimi 10 anni passando da una coltura “estensiva” a “intensiva”, riuscendo così a ridurre i tempi di ritorno d’investimento in pochi anni, come qualsiasi altra cultura arborea” ha dichiarato Armaroli.

Si è concentrato sui contributi economici a supporto dello sviluppo e del rinnovamento del comparto olivicolo Alessandro Spada, direttore di ARPO. Queste le sue parole: “Dopo tanto tempo che si chiedevano interventi specifici a sostegno della filiera olivicola, finalmente c’è stato un primo passo con l’allocazione di risorse importanti: sono stati stanziati 30 milioni di euro per la realizzazione di nuovi impianti e l’ammodernamento di quelli esistenti. Un primo riconoscimento da parte del Ministero dell’importanza dell’olivicoltura che ci fa ben sperare per lo sviluppo di questa coltura”.

Infine Martina Spada, perito agrario di Frantoio Valsanterno, conclude l’incontro ricordando che “L’olivicoltura non è più un mestiere antico. Oggi siamo ad un punto di svolta, il futuro è innovazione e collaborazione. Frantoio Valsanterno vuole rendere questo futuro un presente. Per questo vogliamo supportare l’olivicoltore nei vari aspetti del suo lavoro, dal campo, per ottenere un buon raccolto, sia in termini di qualità che quantità, al prodotto finito, finanche alle pratiche burocratiche. Per questo Frantoio Valsanterno si propone come filiera olivicola per il territorio.”